Video visto spesso in giro spesso in questo periodo: interessante esperimento di impiego degli spazi urbani d'attesa.
http://youtu.be/fGaVFRzTTP4
mercoledì 2 novembre 2011
martedì 25 ottobre 2011
Il tesoro di Gheddafi:70 miliardi di dollari e svariate partecipazioni in diverse società europee.Il rais donò a Beyoncé 1 milione di dollari per progetti umanitari ad Haiti
Come sappiamo, il corpo del Raìs è dal 20 ottobre esposto alle visite della piazza libica.
Nel frattempo, si sta compiendo un’altra battaglia a suon di soldi: quella sul fondo sovrano libico e sulle attività finanziarie da 70 miliardi di dollari riconducibili al dittatore libico.
Il fondo rappresenta una grande torta – osserva il New York Times – fatta di denaro contante e di partecipazioni all’interno di alcune società europee, come l’editore britannico Pearson ed il club di calcio Juventus. Venne aperto nel 2006 da Saif al Islam Gheddafi.
Vi ha attinto soprattutto per portare dalla sua una serie di nomi importanti: dalla famiglia Rothschild, al principe Andrea d’Inghilterra; e ancora, dall’ex Commissario europeo al commercio Peter Mandelson, agli gli investitori di private equity americani Stephen A. Schwarzman, di Blackstone, e David M. Rubenstein, del Gruppo Carlyle, oltre a nomi illustri dell’imprenditoria italiana.
Gli Stati Uniti hanno rivelato l’intenzione di voler congelare qualsiasi partecipazione riconducibile alla autorità libica, che risulti controllata dalle istituzioni americane, anche se, allo stato attuale, non sono ancora state individuate le banche e le partecipazioni nel mirino.
Il Regno Unito ha affermato che sarà impedita la vendita o il rimpatrio delle attività finanziarie gestite da Gheddafi, incluse le azioni Pearson ed un piccolo tesoretto di attività commerciali, nel settore immobiliare, con base logistica a Londra.
Permane un dubbio: i primi investimenti fuori dalla Libia risalgono al 2008. Il dato non escluderebbe – come ipotizzano alcuni banchieri – che la maggior parte del denaro si possa trovare in Libia o in altre banche del Medio Oriente, al sicuro dalle sanzioni.
Per il Fondo Monetario Internazionale, oltre al fondo, la banca centrale della Libia ha riserve pari a circa 110 miliardi di dollari, che le conferiscono una posizione finanziaria netta stimata al 160 per cento del prodotto interno lordo nazionale.
I soldi di Gheddafi destinati alla beneficenza
Un milione di euro, ossia i fondi ricevuti dal Colonnello Gheddafi per un concerto esclusivo del figlio di Gheddafi, Hannibal, sono stati regalati dalla cantante Beyoncé ad un fondo che finanzia progetti umanitari ad Haiti. Non fu l’unica cantante a beneficiare delle attenzioni della famiglia Gheddafi. La cantante Nelly Furtado, per un’esibizione in Italia organizzata dai Gheddafi quattro anni fa, ricevette un milione di euro, che la canadese avrebbe già destinato ad associazioni umanitarie.
Nel frattempo, si sta compiendo un’altra battaglia a suon di soldi: quella sul fondo sovrano libico e sulle attività finanziarie da 70 miliardi di dollari riconducibili al dittatore libico.
Il fondo rappresenta una grande torta – osserva il New York Times – fatta di denaro contante e di partecipazioni all’interno di alcune società europee, come l’editore britannico Pearson ed il club di calcio Juventus. Venne aperto nel 2006 da Saif al Islam Gheddafi.
Vi ha attinto soprattutto per portare dalla sua una serie di nomi importanti: dalla famiglia Rothschild, al principe Andrea d’Inghilterra; e ancora, dall’ex Commissario europeo al commercio Peter Mandelson, agli gli investitori di private equity americani Stephen A. Schwarzman, di Blackstone, e David M. Rubenstein, del Gruppo Carlyle, oltre a nomi illustri dell’imprenditoria italiana.
Gli Stati Uniti hanno rivelato l’intenzione di voler congelare qualsiasi partecipazione riconducibile alla autorità libica, che risulti controllata dalle istituzioni americane, anche se, allo stato attuale, non sono ancora state individuate le banche e le partecipazioni nel mirino.
Il Regno Unito ha affermato che sarà impedita la vendita o il rimpatrio delle attività finanziarie gestite da Gheddafi, incluse le azioni Pearson ed un piccolo tesoretto di attività commerciali, nel settore immobiliare, con base logistica a Londra.
Permane un dubbio: i primi investimenti fuori dalla Libia risalgono al 2008. Il dato non escluderebbe – come ipotizzano alcuni banchieri – che la maggior parte del denaro si possa trovare in Libia o in altre banche del Medio Oriente, al sicuro dalle sanzioni.
Per il Fondo Monetario Internazionale, oltre al fondo, la banca centrale della Libia ha riserve pari a circa 110 miliardi di dollari, che le conferiscono una posizione finanziaria netta stimata al 160 per cento del prodotto interno lordo nazionale.
I soldi di Gheddafi destinati alla beneficenza
Un milione di euro, ossia i fondi ricevuti dal Colonnello Gheddafi per un concerto esclusivo del figlio di Gheddafi, Hannibal, sono stati regalati dalla cantante Beyoncé ad un fondo che finanzia progetti umanitari ad Haiti. Non fu l’unica cantante a beneficiare delle attenzioni della famiglia Gheddafi. La cantante Nelly Furtado, per un’esibizione in Italia organizzata dai Gheddafi quattro anni fa, ricevette un milione di euro, che la canadese avrebbe già destinato ad associazioni umanitarie.
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lunedì 8 agosto 2011
La carica dei privilegiati: ecco le pensioni d'oro degli ex parlamentari veneti
S'intitola "La carica dei privilegiati". A contarli si fa notte: è un elenco pubblicato dall'Espresso di questa settimana di ex parlamentari che godono di una pensione "del tutto immeritata". Lo dice uno di loro, un veneto, Giovanni Bortot, bellunese, sindaco di Ponte nelle Alpi, già deputato del PCI per due legislature, dal 1968 al 1972 e dal 1972 al 1976. Alle telecamere di Antenna 3 Bortot ha fatto vedere la cedola della pensione: 3.313, 98 euro netti al mese. "Di questi tempi, lo ripeto tutti i giorni, dovrebbe essere tagliata della metà", sostiene. Ma la sua proposta, lanciata in più occasioni, non ha avuto seguito. Ognuno di questi pensionati d'oro gestisce in proprio il piccolo cruccio di incassare soldi immeritati.
E sono tanti, sono famosi, alcuni di loro sono ricchi sfondati, tipo Luciano Benetton, il re dei maglioni e delle autostrade, senatore per 2 anni dal '92 al '94, che per questo riceve una pensione di 2.199 euro netti al mese. Benetton ha annunciato da tempo che li da' in beneficenza. Vorremmo sperare che la stessa cosa facesse Dino De Poli, che ritira una pensione analoga ed è presidente della Fondazione Cassamarca. l'unico ente che ha soldi da spendere a Treviso. Difficile pensare che gente ultrabenestante intaschi vitalizi di cui non ha bisogno senza sentire in fondo allo stomaco un vago senso di rimorso, sapendo che vengono dalle tasse di tutti. Magari è l'ora del pranzo e lo scambiano per appetito. In ogni caso la beneficenza è una scelta personale.
Qui di collettivo c'è solo lo scandalo, che periodicamente emerge senza le cose cambino. Nel Veneto siamo addirittura alla farsa: il fondo istituito con l'articolo 8 ter della legge 19 approvata all'unanimità il 27 luglio 2007, per consentire a consiglieri e ad assessori regionali di autoridursi lo stipendio, era ancora vuoto all'arrivo di Luca Zaia. Nessuno si era autoridotto lo stipendio di un centesimo, alla faccia dei dibattiti in aula.
Per i vitalizi è ancora peggio: i criteri di calcolo delle pensioni degli italiani, non hanno niente a che fare con quelle degli ex parlamentari. Pietro Folena (Pd), padovano, figlio di Gianfranco, indimenticato professore di filologia romanza, a soli 51 anni ha un vitalizio di 5.527 euro netti al mese. Toni Negri ringrazia ancora i radicali per la comparsata parlamentare che gli servì solo per uscire dal carcere e che gli vale a tutt'oggi 2.199 euro netti al mese. L'ex ministro socialista Gianni De Michelis, che com'è noto non andrà mai in pensione, ritira un vitalizio di 5.802 euro mensili. Ritirano pensioni tra 1.752 e 2.962 euro sempre netti al mese anche Gianluigi Ceruti, famoso avvocato rodigino, ex parlamentare ambientalista; le padovane Paola Gajotti e Luisa Calimani Debiasio; l'ex sindaco di Vicenza Enrico Hullweck per i due anni passati in parlamento dal 1994 al 1996 con i voti della Lega (quando si convertì a Forza Italia nel 2008 i voti non gli bastarono). Come ringrazia Riccardo Perale, veneziano, altro parlamentare che si è fatto solo due anni con Forza Italia. E poi Gabriele Sboarina, sindaco di Verona per due mandati e deputato europeo, ma anche parlamentare della Dc dal 1972 al 1976. Dino Scantamburlo, padovano, parlamentare dal 1996 al 2001, intrattiene interessanti conversazioni su Facebook a proposito del fatto che "non puoi rifiutare la pensione", perchè "la pagano con un bonifico". Ma il bonifico prevede un conto in banca: chi l'ha messo a disposizione se non il titolare?
(...)
I pensionati con presenze fino a 20 anni e assegno da 2.873 a 5.702 euro netti al mese in conto corrente rinviano alla prima repubblica: i veneziani Anselmo Boldrin, e Domenico Ceravolo, il vicentino Giuseppe Dal Maso, il sottosegretario a vita Enzo Erminero, il padovano Antonio Testa socialista d'assalto di cui si sono perse le tracce. E poi Adriana Vigneri, Amedeo Zampieri, Giuseppe Zuech, Giuseppe Zurlo.
Oltre i vent'anni (da 5.034 a 6.603 euro netti al mese) abbiamo autentici monumenti: i Dc Tina Anselmi, Carlo Fracanzani, Pier Giovanni Malvestio, Franco Rocelli e il socialista Angelo Cresco. Con cifre varianti Alfredo Comis, Severino Galante, Pieralfonso Fratta Pasini, Anna Maria Leone, Lalla Trupia; i leghisti Mauro Michielon e Flavio Rodeghiero; l'ex forzista veneziano Sandro Trevisanato; il post-democristiano Tino Bedin e il vetero Dc Pietro Fabris; e poi Francesco Perina, Aventino Frau...Ci sono tutti: chi non è morto, corna facendo, è compreso negli elenchi. Prima e seconda repubblica pari sono. L'Anonima Pensionati vi augura buona domenica.
(Articolo di Renzo Mazzaro tratto da "La Nuova Venezia" del 7 agosto 2011)
E sono tanti, sono famosi, alcuni di loro sono ricchi sfondati, tipo Luciano Benetton, il re dei maglioni e delle autostrade, senatore per 2 anni dal '92 al '94, che per questo riceve una pensione di 2.199 euro netti al mese. Benetton ha annunciato da tempo che li da' in beneficenza. Vorremmo sperare che la stessa cosa facesse Dino De Poli, che ritira una pensione analoga ed è presidente della Fondazione Cassamarca. l'unico ente che ha soldi da spendere a Treviso. Difficile pensare che gente ultrabenestante intaschi vitalizi di cui non ha bisogno senza sentire in fondo allo stomaco un vago senso di rimorso, sapendo che vengono dalle tasse di tutti. Magari è l'ora del pranzo e lo scambiano per appetito. In ogni caso la beneficenza è una scelta personale.
Qui di collettivo c'è solo lo scandalo, che periodicamente emerge senza le cose cambino. Nel Veneto siamo addirittura alla farsa: il fondo istituito con l'articolo 8 ter della legge 19 approvata all'unanimità il 27 luglio 2007, per consentire a consiglieri e ad assessori regionali di autoridursi lo stipendio, era ancora vuoto all'arrivo di Luca Zaia. Nessuno si era autoridotto lo stipendio di un centesimo, alla faccia dei dibattiti in aula.
Per i vitalizi è ancora peggio: i criteri di calcolo delle pensioni degli italiani, non hanno niente a che fare con quelle degli ex parlamentari. Pietro Folena (Pd), padovano, figlio di Gianfranco, indimenticato professore di filologia romanza, a soli 51 anni ha un vitalizio di 5.527 euro netti al mese. Toni Negri ringrazia ancora i radicali per la comparsata parlamentare che gli servì solo per uscire dal carcere e che gli vale a tutt'oggi 2.199 euro netti al mese. L'ex ministro socialista Gianni De Michelis, che com'è noto non andrà mai in pensione, ritira un vitalizio di 5.802 euro mensili. Ritirano pensioni tra 1.752 e 2.962 euro sempre netti al mese anche Gianluigi Ceruti, famoso avvocato rodigino, ex parlamentare ambientalista; le padovane Paola Gajotti e Luisa Calimani Debiasio; l'ex sindaco di Vicenza Enrico Hullweck per i due anni passati in parlamento dal 1994 al 1996 con i voti della Lega (quando si convertì a Forza Italia nel 2008 i voti non gli bastarono). Come ringrazia Riccardo Perale, veneziano, altro parlamentare che si è fatto solo due anni con Forza Italia. E poi Gabriele Sboarina, sindaco di Verona per due mandati e deputato europeo, ma anche parlamentare della Dc dal 1972 al 1976. Dino Scantamburlo, padovano, parlamentare dal 1996 al 2001, intrattiene interessanti conversazioni su Facebook a proposito del fatto che "non puoi rifiutare la pensione", perchè "la pagano con un bonifico". Ma il bonifico prevede un conto in banca: chi l'ha messo a disposizione se non il titolare?
(...)
I pensionati con presenze fino a 20 anni e assegno da 2.873 a 5.702 euro netti al mese in conto corrente rinviano alla prima repubblica: i veneziani Anselmo Boldrin, e Domenico Ceravolo, il vicentino Giuseppe Dal Maso, il sottosegretario a vita Enzo Erminero, il padovano Antonio Testa socialista d'assalto di cui si sono perse le tracce. E poi Adriana Vigneri, Amedeo Zampieri, Giuseppe Zuech, Giuseppe Zurlo.
Oltre i vent'anni (da 5.034 a 6.603 euro netti al mese) abbiamo autentici monumenti: i Dc Tina Anselmi, Carlo Fracanzani, Pier Giovanni Malvestio, Franco Rocelli e il socialista Angelo Cresco. Con cifre varianti Alfredo Comis, Severino Galante, Pieralfonso Fratta Pasini, Anna Maria Leone, Lalla Trupia; i leghisti Mauro Michielon e Flavio Rodeghiero; l'ex forzista veneziano Sandro Trevisanato; il post-democristiano Tino Bedin e il vetero Dc Pietro Fabris; e poi Francesco Perina, Aventino Frau...Ci sono tutti: chi non è morto, corna facendo, è compreso negli elenchi. Prima e seconda repubblica pari sono. L'Anonima Pensionati vi augura buona domenica.
(Articolo di Renzo Mazzaro tratto da "La Nuova Venezia" del 7 agosto 2011)
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