martedì 29 aprile 2008

I menu allineati a destra ostacolano la leggibilità

Jakob Nielsen, il Guru dell'usabilità ormai notissimo nella cerchia degli addetti ai lavori, in una sua recente alertbox, pone l'accento sul fatto che al giorno d'oggi sono sempre di più i siti che mostrano menu di navigazione allineati a destra (!). Questo sfavorisce il naturale processo di scan da sinistra a destra che l'occhio umano fa abitualmente, su qualsiasi media, cartaceo e digitale, creando confusione.
E' sicuramente vero, ma Nielsen si pone troppo rigidamente nei confronti di una regola di buon web design che però va interpretata a seconda dei casi secondo me. Quindi menu allineati a sinistra nella stragrande maggioranza dei casi, anche se in alcuni (rari) altri casi, a seconda per esempio di un layout molto creativo e "spinto", il menu può trovare posto a destra...

mercoledì 23 aprile 2008

Tag immagine: attributi e loro importanza

Quando si scrive del codice HTML, non sempre si da' importanza (io per primo in alcuni casi) agli attributi ALT e TITLE delle immagini. Essi invece vanno sempre inseriti, al fine di validare la pagina, ma anche di ottenere un'accessibilità vera per le immagini inserite nella pagina. ALT e TITLE sono semanticamente diversi:


attributo ALT
: Definizione: (testo alternativo) attributo del tag che in linguaggio HTML fornisce un'informazione testuale alternativa quando elementi non testuali (solitamente immagini) non possono essere visualizzati. Quando l'utilizzo è corretto, può essere molto utile. Ad esempio, fornire informazioni alternative alle immagini può permettere la fruizione della pagina anche ad utenti con browser solo testuali: verà quindi visualizzato il testo alternativo e non l'immagine.
L’attributo alt è di estrema utilità per rendere il sito accessibile a tutti gli utenti: i disabili che non sono in grado di vedere nitidamente le immagini sullo schermo potrebbero avere delle difficoltà, nel caso in cui l’attributo alt non sia specificato. Lo screen reader leggerà all'utente non normodotato quindi il contenuto testuale all'interno delle virgolette

alt="fotografia di un pallone rosso"



L'attributo ALT applicato ad un'immagine utilizzata come link ha pressochè la stessa importanza di un link testuale. Pertanto la sua influenza sarà elevata, concorrendo non solo all'assegnazione di una maggiore rilevanza della pagina, ma anche della pagina cui il link rimanda.

Se si decide di inserire del testo alternativo ad un'immagine a supporto di una o più parole chiave non è necessario inserire centinaia di parole; due o tre parole chiave descrittive e significative saranno più che sufficienti.

Google indicizzerà il testo alternativo, trattandolo al pari del testo normale all'interno della pagina, solo nel caso in cui l'attributo ALT sia posto su immagini usate come link.


In realtà l'attributo alt non serve, come molti credono, a visualizzare un etichetta esplicativa dell’immagine nel caso in cui il cursore del mouse si soffermi sopra essa: questo semmai è un effetto collaterale che si verifica con Internet Explorer. L’attributo corretto per far visualizzare un testo che commenti l’immagine è infatti

TITLE: Title quindi da' un nome all'immagine se la si scorre con il mouse sulla pagina html.


Altri attributi:

LONGDESC
: permette una descrizione più lunga, e dovrebbe essere utilizzato soprattutto nel caso in cui si usino delle immagini mappate (argomento che analizzeremo in seguito), in modo da fornirne una spiegazione esauriente in ogni contesto.



Ciao

venerdì 18 aprile 2008

Facebook: presto la chat


E' ufficiale, dopo i rumori che davano la news come probabile, ora si sa che molto presto anche il più famoso social network in circolazione si doterà di una chat, estesa gradualmente a tutti i livelli dell'applicazione. Sarà possibile chattare in tempo reale con i propri contatti/amici, ma non solo, anche con i visitatori occasionali del proprio Profile...

martedì 15 aprile 2008

Io emigro

Nel giorno dopo la stramegagigavittoria della destra dalle forti tinte ideologiche, populiste, secessioniste nonchè razziste, che sostiene che il precariato non è un problema sociale così rilevante e che ha costruito l'ennesima campagna elettorale demonizzando la sinistra, mi trovo a dover considerare alcune cose, che sono del resto quelle che si sentono in queste ore in ogni canale televisivo a tutte le ore:

- il Paese ha svoltato a destra in modo deciso (non a centro-destra, proprio a destra!);

- è stata cancellata la sinistra operaia dal Parlamento italiano, insieme ai Socialisti;

- la sinistra riformista rappresentata dal PD è una netta minoranza/opposizione, non "nuocibile" ai provvedimenti che il nuovo governo Berlusconi prenderà;

Ma soprattutto mi spaventa il fatto che ora il controllo dei media potrà essere pressochè totale, il pericolo che sparisca del tutto un'informazione libera in questo Paese è molto forte. E mi spaventa lo strapotere della Lega, che ora potrà imporre i suoi diktat al governo, a cominciare dal federalismo (solamente fiscale?).

Dico la verità, a differenza del 2006, in cui ho votato solamente per non lasciare la scheda bianca per impedire che qualcuno con abbastanza soldi ed abbastanza legami con la mafia potesse metterci la crocetta sbagliata, stavolta pensavo in modo convinto che Veltroni potesse rappresentare la successione al governo Prodi. Mi spiace per lui, ma soprattutto per un'Italia che si è consegnata nelle mani della persona sbagliata. Berlusconi dice che lo aspettano "tempi duri"...figuriamoci per noi.


Auguri

Io emigro.

mercoledì 2 aprile 2008

Elections 2008 VS. Elezioni 2008

Com'era prevedibile, in questi giorni di campagna elettorale lo spazio dato dalle testate giornalistiche, televisive e non, alla corsa alle Presidenziali americane, è calato bruscamente, per sparire del tutto in alcuni casi. Noto da un lato una sempre maggiore omologazione dei modi di fare la campagna elettorale qui in Italia "all'americana", cioè capendo in primis che la politica ha bisogno alla base di una massiccia dose di comunicazione e di marketing. Quando nel '94 Berlusconi "scese in campo" tutto sommato questi fattori erano ancora visti come roba da baraccone da una classe politica allora molto diversa da quella attuale. Poi si è capito, oltre al fatto che l'unico lato positivo del Cavaliere sia quello di essere un grandissimo comunicatore, che questi fattori non potevano prescindere dalla corsa alla conquista di voti. Parallelamente, come tradizione "loro", gli americani tendono a spettacolarizzare praticamente tutto. Noi fortunatamente oserei dire, per ora corriamo un po' defilati da questo punto di vista, anche a causa dell'enorme diversità dei "bacini d'utenza", la dimensione dell'elettorato.
Ma la differenza principale tra i due Paesi, oltre ovviamente al fatto che il Presidente degli Stati Uniti è anche il Primo Ministro/capo dell'esecutivo, sta secondo me qua: il Presidente degli U.S.A. è l'espressione delle multinazionali e dei poteri economicamente "forti" del Suo Paese. In questo senso ne è un portavoce, un individuo eletto da una cerchia di soggetti economico-politici che hanno tutti gli stessi interessi. E per sostenere una corsa alla Casa Bianca ci vogliono, com'è prevedibile cifre enormi. Allora i casi son due: o il candidato è ricchissimo di suo, proprio perchè attore in prima persona dell'economia statunitense e quindi parte egli stesso della "macchina", oppure è un uomo di fiducia di altri che gli finanziano la corsa presidenziale. E allora diventa prevedbile che in questo caso una volta eletto, egli farà gli interessi di queste lobbies. Così tra l'altro si spiegherebbe la guerra in Iraq.

In Italia non è così. Non esistono grandissimi poteri economici dietro alla presentazione di un candidato, c'è ancora il sano campanilismo ideologico degli anni '50, c'è l'eterna contrapposizione tra destra e sinistra, anche se l'eccessiva frammentazione di questa campagna elettorale può creare confusione. Semmai Berlusconi più che costituire espressione di forti poteri economici alle sue spalle, è auto-espressione di un enorme interesse PERSONALE che è il vero motivo per cui egli continua, stanco settantenne e nemmeno più tanto convinto e combattivo (come osservato da più voci della stampa e della televisione in questi giorni) a candidarsi alla guida di un Paese che non ce la fa più. Continuando con il paragone italo-americano, allora emerge il fatto che Veltroni si presenti un po' come l'Obama italiano, avendo mutuato dal suo collega americano anche lo slogan "YES WE CAN" ("si, noi possiamo") che è diventato un italianissimo "SI PUO' FARE". Altra cosa, il PD lo scorso 14 ottobre candidò Veltroni formalmente proprio in seguito a delle elezioni primarie "all'americana".