mercoledì 7 dicembre 2011

Fa un certo "che"

A 20 giorni scarsi dall’insediamento del nuovo Governo della Repubblica Italiana, sono tantissimi gli spunti che ci sta offrendo in questi giorni l’opinione pubblica.
Pensiamo per esempio, per cominciare, alla parola diventata il tormentone di questi giorni. Sto parlando di “Sobrietà”. Ora, fa un certo “che”, come da titolo, pensare che un Paese tra le maggiori economie del Mondo, settima potenza industriale del pianeta, culla della civiltà, della scienza e dell’arte (mi fermo qui per risparmiarvi la tirata qualunquista) debba additare il nuovo Presidente del Consiglio associandolo ad un concetto di “sobrietà” che scusate, dovrebbe essere la normalità più banale e scontata. E invece non è così. E allora, coda di paglia lunga chilometri. Quella del popolino italiano naturalmente. Fa strano eh…fa (ancora) un certo “che” vedere una persona seria, titolata, preparatissima, che si concede una mezza battuta solo quando può veramente farlo, ma usa-e-dosa le parole in modo quasi chirurgico con il suo interlocutore -Parlamento, Vespa/teleascoltatori- . Questo che significa? Che ci si era abituati alla gag e ai personaggi. I quasi 20 anni di berlusconismo, fatto di eccesso di toni, di siparietti internazionali a tutti i costi, di plateali risse televisive tra esponenti del piddielle e avversari, eccetera. Il berlusconismo, ovvero anatomia del rincoglionimento della società italiana drogata di televisione (che non è una forma di cultura popolare, se mancano i contenuti culturali), della quale il proprietario è lo stesso che poi tramite quel mezzo ti chiede il voto. Visto a posteriori sembra tutto così banale no? E invece, ancora una volta il popolo bue ci è cascato, troppo occupato a notare differenze tra un culo e l’altro della letterina di turno (diventata assessore provinciale o ministra, o ancora parlamentare europea o consigliera regionale) o a schierarsi con il concorrente della casa del Grande Fratello (non quello orwelliano).
E allora, in una situazione del genere, ecco che essere sobri fa notizia.
La prova che tutto ruoti attorno al mezzo televisivo in Italia è data dal fatto che ormai la politica si fa solo nei salotti televisivi, e che i comici/opinionisti/satiri di turno vadano avanti giorni a martellarci le palle con le solite battute: “l’ha detta lui l’altra sera, perchè non devo dirla anche io? Forse che sono meno bravo di lui?” Ecco che allora la Fornero piange-cadelalacrima-sacrif…sacrif…, Monti “è talmente sobrio che quando ride, gli altri piangono…”, Passera: anche stavolta c’è passera nel governo…ecc. Non sto criticando il sacrosanto dirittto di satira, di sbeffeggio nei confronti del potere, attività umana vecchia come il mondo: il Re è nudo e vivaddio dovrà continuare ad esserlo. Il punto è che se il governo viene ricordato dal popolino solo perchè “c’è quella che piange, quello pelato ‘proprietario’ della Banca dove mio marito ha il conto”, quello con le orecchie a sventola (Giarda, ndr), allora forse c’è qualcosa che non va. C’è un eccesso di enfatizzazione televisiva -prima che mediatica- degli aspetti di contorno, che -ricasco lì volentieri- il berlusconismo ci ha insegnato: l’esteriorità del politico è la cosa più importante, quello che lo presenta in modo determinante e ne decide le sue sorti. Non stupisce allora da questo punto di vista che Berlusconi scegliesse delle gnocche, se questa era ed è la logica di giudizio intima da gossip televisivo.
Quanto ci metteremo a riabituarci ad una classe politica normale (che non vuol dire “sobria”)? Per fortuna il Capo dello Stato se n’è accorto. Giusto in tempo, a quanto pare.

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