lunedì 29 ottobre 2007

Un'altra giovinezza

Un'altra giovinezza (Francis Ford Coppola)

In concorso al Festival del Cinema di Roma, è il nuovo film del maestro americano Francis Ford Coppola, dopo una lunga attesa.
Il film, tratto dal fortunato romanzo di Mircea Eliade, figura fondamentale della Storia delle Religioni, disciplina a cui avevo dedicato qualche tempo all'Università, racconta la storia di Dominic Matei (Tim Roth), un settantenne docente di linguistica ossessionato dal linguaggio e da Laura, amata in gioventù e morta di parto. Deciso a togliersi la vita con una dose letale di stricnina, la mattina di Pasqua viene colpito da un fulmine davanti alla stazione di Bucarest ma la scarica elettrica, invece di ucciderlo, innesca un prodigioso processo rigenerativo. Sotto la supervisione e la protezione del professor Stanciulescu, interpretato dall'eccellente Bruno Ganz ("Pane e Tulipani"), il protagonista ringiovanisce e pian piano attira sul suo caso le attenzioni sempre più pressanti del regime nazista, a cui la Romania si sottomise all'inizio della Guerra. Braccato, è costretto a scappare nella neutrale svizzera, dove sopravvive alla Guerra, alla Bomba atomica e alla guerra fredda.

"Un'altra giovinezza" può essere considerato una cosciente messinscena del tempo e insieme uno strumento di ricerca e scoperta dell'origine del linguaggio e della nostra civiltà. La ricerca a ritroso nell'evoluzione del linguaggio, fino all'arrivo al "protolinguaggio", il sogno a cui tende il professore, ovvero il sapere cosa c'era prima del linguaggio storicamente documentato e documentabile per l'uomo, viene affidato alle reincarnazioni delle quali è vittima la sua compagna, una 25enne che ha le fattezze di Laura, la donna amata dal professore nella giovinezza.
Il film è vedibile e leggibile a livelli diversi: a un primo livello è una fiaba epica e metafisica, da cui mutua la struttura circolare. Ma è solo un pretesto, visto che è un film stesso sulla Storia umana, sul rapporto tra significante (la lingua) e significato. E in ultima analisi è una riflessione sul tempo e sull'eternità (il mito di "eterna giovinezza" è una vecchia storia umana...).
Un grande film secondo me, da un maestro del cinema e dell'arte del Novecento, tornato con un'opera di discreta erudizione (mai avrei pensato di vedere un film tratto da uno scritto di Eliade), che vale la pena di vedere.


3 commenti:

Dalomb ha detto...

Direi che tra questa tua recensione, e la curiosità di vedere un film tratto da Eliade (Eliade!!!), ritengo difficile farlmelo scappare. Ricambio anche - se ancora non l'hai visto - consigliandoti un film che ho visto sabato (in dvd) con due grandi attrici protagoniste: DIario di uno scandalo.

giulia pozzobon ha detto...

significante-significato...mi tornano in mente le lezioni di semiolotica, il buon Peirce e la sua semiosi infinita. Ottimo spunto, grazie!
Se poi si accettano -umili-consigli per la visione, ho visto l'ultimo di Ken Loach, l'altra sera: siamo da tutt'altra parte rispetto a Coppola, ma se sei in vena di realismo vai. Si chiama IN QUESTO MONDO LIBERO.

Samuele Schiavon ha detto...

Grazie per i consigli, entrambi interessantissimi